SperanzaXMilano e l’artista fotografo Paolo Bongianino
presentano
LUCI E COLORI DELLA NATURA
mostra di opere fotografiche dal 16 al 29 aprile 2018
vernissage lunedì 16 aprile ore 18
intervengono
Giuseppe Lardieri, Presidente Municipio 9
past. Matteo Clemente, SperanzaXMilano
Gabriele Guglielmino, storico dell’arte
Paolo Bongianino
orario mostra
lunedì_sabato: 17,00 – 21,00
domenica: 10,00 – 17,00
chiuso il 25 aprile
Scorci, luci e policromie nella natura di Paolo Bongianino
Paolo Bongianino è ispirato dalla natura e asseconda questa ispirazione attraverso lo strumento fotografico, che lo pone in una condizione differente rispetto a quella del pittore.
La fotografia è limpida, distillata, senza imperfezioni anche quando il soggetto è vago e incerto, poiché l’opera dell’uomo-artista consiste esclusivamente nella scelta del momento, del punto di vista e della tempestiva immediatezza dello scatto.
L’attività creativa del fotografo nasce dal coordinamento perfetto di questi tre aspetti, che ovviamente ne includono altri come, ad esempio, la funzione della luce.
I paesaggi di Bongianino sono il risultato di un’attesa profetica: lo immagino lì, di fronte al soggetto da “fermare” per sempre, con la paziente consapevolezza che giungerà il momento esatto per compiere il gesto assoluto dello scatto.
La natura nelle sue stagioni, fredde e nebbiose, vive e intense, viene mostrata così, naturalmente, nel lento dispiegarsi dei giorni.
Ho detto che la fotografia è differente dalla pittura, ma è altrettanto vero che la prima arriva laddove l’altra, per limiti meramente umani, si ferma.
Non può essere che così.
La pittura risente, inevitabilmente, della soggettività dell’artista anche quando raggiunge livelli eccezionali.
Monet, ad esempio, pur volendo cogliere nei suoi paesaggi l’istantaneità dell’attimo, non può che farlo senza apportare una dose di soggettività.
Paolo Bongianino, avvalendosi della neutralità del mezzo fotografico, rispetta a mio modo di vedere lo strumento che utilizza, perché non abusa degli effetti che la tecnologia mette oggi a disposizione.
Ci sentiamo accolti dalla sua natura benevola e spaziamo nei suoi orizzonti marini sentendoci un po’ quell’albero sulla destra (Estate 2011); ci immergiamo nelle sue nebbie invernali temendo l’ignoto dell’oltre che non si vede (Inverno 2013); riposiamo lo spirito e la vista nella distesa verde degli olivi (Olive trees 2014).
Sono solo alcuni esempi della bellezza naturale da lui osservata, interiorizzata ed infine immortalata per sempre.
Grazie, perché laddove un fotografo sa arrivare, magari percorrendo percorsi impervi al fine di svelarci paesaggi almeno apparentemente incontaminati, la presenza di Dio è un po’ meno lontana.
Gabriele Guglielmino
(docente e storico dell’arte)
Caro Gabriele, mi stuzzica il tuo discorso a proposito della soggettività dell’artista pittore, che a tuo giudizio viene a mancare all’artista-fotografo. Forse, anche per questo parli in termini assoluti dell’opera del Bongianino. A ben vedere però, noi gli facciamo un torto se non gli riconosciamo la medesima soggettività artistica. Perché anche lo scatto tradisce una personale visione del mondo e della vita, che certo non manca al nostro artista fotografo. Non credi?
Sicuramente ogni forma artistica permette all’artista di esprimere la propria soggettività. Io ho soltanto detto che la fotografia permette al fotografo, qualora lo desideri, di farlo in maniera molto più limitata rispettando in tal modo l’identitä originaria del soggetto da “immortalare”. A patto che non abusi delle possibilità della nuova tecnologia. Il mio ragionamento trova i suoi presupposti nel Vedutismo di Canaletto, una sorta di pittura dai connotati fotografici. In realtà gli ho fatto un complimento. Ma sai sono ragionamenti complessi che vanno ben oltre un semplice post.