Se esiste un dato certo in grado di darci la cifra della nostra precarietà umana questo è dato dal carattere labile e mutevole del nostro parlare. Anche quando si hanno le migliori intenzione di onorare la parola presa o data, questa deve fare i conti con molte variabili e imprevisti proprie alla nostra esistenza umana.

Allo stesso modo possiamo dire che un elemento peculiare al parlare di Dio è la sua volontà e capacità di tenere fede alla parola proferita, sulla quale i suoi servitori fanno pieno affidamento. A differenze della nostra parola, per Dio non esistono elementi contingenti e imprevedibili che gl’impediscono di tener fede alla parola data.

Si tratta di una verità insegnata da Dio al suo popolo del Vecchio e del Nuovo patto per indurlo a diffidare delle parole umane e fare affidamento sulla Sua parola.Così l’apostolo Pietro (nel 65 circa d. C.) riprende le parole del profeta Isaia (ottavo secolo a.C), per evidenziare il carattere dubbio e instabile del parlare degli uomini e quello veritiero e permanente del parlare del Dio delle Sacre Scritture:

Infatti, ‘ogni carne è come l’erba, e ogni sua gloria come il fiero dell’erba. L’erba diventa secca e il fiore cade; ma la parola del Signore rimane in eterno’. E questa è la parola della Buona Notizia che vi è stata annunziata. (1Pietro 1,24-25)

Nel frattempo questi tratti salienti del parlare di Dio non sono venuti meno per nessuna ragione, tanto che ancora oggi la Parola di Dio ci esorta a fondare la nostra esistenza su di essa, e fare l’esperienza di un tale privilegio.

Un altro testo dal libro agli Ebrei (nel Nuovo Testamento) merita di essere considerato attentamente per cogliere altri tratti salienti del parlare di Dio:

“Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dalla spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto.” (4,12-13)

In un mondo che si è reso sordo al parlare di Dio egli non smette di far udire la sua voce, la sola in grado di richiamare in vita ciò che è altrimenti irrimediabilmente morto. La resurrezione fisica di Lazzaro è metafora di quella spirituale sempre possibile grazie all’opera di Gesú Cristo.

Lascia che questa Parola per ogni tempo riscatti e trasformi anche il tuo tempo, la tua vita.